domenica 11 novembre 2012

Dzodzjina




UNA NUMEROSA FAMIGLIA
… ma non come la intendiamo noi…

Famiglia del villaggio di Atvchanvé in Togo, Africa

Cari amici,
oggi vi racconto una storia un po’ poco credibile... per questo ho raccolto delle “prove”, perché se lo avessero raccontato  a me non so se ci avrei creduto.
A scuola ho conosciuto una bambina, si chiama Dzodzjina... è impronunciabile visto così, ma dovete pensare che si pronuncia come “Giogina”, per cui io per facilità l’ho sempre chiamata Giorgina.
In realtà il suo nome è Dzodzj, questo è come un diminutivo che le hanno dato.
L’ho conosciuta in occasione della “composition” del secondo trimestre. La composition sono le verifiche di fine trimestre, vengono corrette e proclamati i risultati, per dire chi le ha superate e chi no... quella volta, nella sua classe, di 47 iscritti ne sono passati solamente 8, e lei era una delle ultime.
La direttrice si è chiesta il perché, perché sa che è una bambina in gamba, che si impegna... così è venuto fuori che ha male ad un orecchio... che a volte non sente e non capisce le lezioni, che spesso è stanca... 
Abbiamo un po’ indagato e ho scoperto che questo va avanti da circa quattro anni... sì, proprio 4... io pensavo di non aver capito e ho chiesto alla suora infermiera di dirmelo ancora, ma era proprio così. Ogni volta prescrivono gli antibiotici, ma la famiglia dice di non avere i soldi per pagarli...
Allora io ho detto che avrei pagato le medicine... e il giorno dopo Dzodzjina si è presentata al dispensario, accompagnata da quattro o cinque bambini che le facevano compagnia... nessun adulto... la suora infermiera ha fatto la consultazione, ha prescritto la cura e poi è venuta a cercarmi... io ho detto che andava bene, che avrei pagato... la cifra era di circa 16000 F, che fanno circa 25 dei nostri euro... allora la suora ha fatto subito una puntura di antibiotico e poi ha trattenuto le altre medicine, chiedendo alla mamma di venire a prenderle.
Sono passati ancora un paio di giorni prima che arrivasse... le abbiamo spiegato che io ho pagato le medicine, ma che lei deve dargliele... e lei si è impegnata a farlo.
Allora io ho espresso il desiderio di andare a conoscere questa famiglia, di vedere dove e come vive Dzodzjina. 
E un pomeriggio suor Colette mi ha accompagnata... la prima volta non abbiamo trovato che il babbo, ma la settimana dopo erano tutti lì... il babbo stava pelando la manioca...

Padre del villaggio africano con manioca

È bastato arrivare lì perché tutto il vicinato si avvicinasse... io sono ancora un’attrazione in villaggio, basta passeggiare tra le capanne che tutti i bambini gridano il mio nome o vengono a toccarmi.
Allora ho chiesto di fare una foto di famiglia e tutti si sono avvicinati al babbo...

Una famiglia numerosa in Africa

Dzodzjina è la bambina alla sinistra del babbo, con la maglietta bianca... c’erano tante altre persone intorno e ho chiesto che quelli che fanno parte della famiglia si avvicinassero per fare la foto...
Ed è cominciata una baraonda...

Una famiglia molto numerosa in Togo, Africa

Questa è la foto che abbiamo fatto alla fine, sicuramente c’è qualche infiltrato, perché ora che conosco meglio le famiglie e le persone di Atchanvé posso dire che alcuni non c’entrano niente con la famiglia Donyo, ma allora non lo sapevo...

Una famiglia veramente numerosa in Togo, Africa

Tra tutti conoscevo soltanto il ragazzo con la maglietta bianca... si chiama Michel, ha fatto il maestro nella nostra scuola e lo farà ancora l’anno prossimo ed è il babbo di tre bambini che frequentano la nostra scuola, un paio sono nella foto: 
Allora mi sono chiesta quale fosse il legame di parentela con tutti gli altri, e ho posto la domanda:
“quanti figli ha?”... e il padre ha sorriso e ho capito che era una domanda difficile... 
Ha così cominciato a dire qualcosa che non capivo, ma capivo che stava cercando di contare, e infine ha lasciato la manioca e ha cominciato a contare sulla sabbia, a tracciare delle stanghette per ogni figlio, perché così a mente non poteva ricordarseli tutti...

Il capo famiglia che conta figli nipoti... in Togo, Africa

Io non volevo crederci, ma poi ho capito che ha avuto qualcosa come 5 mogli (qui esiste la poligamia), che adesso ne ha soltanto due, e che in tutto ha 17 figli, Dzodzjina è l’ultima e credo l’unica dell’ultima moglie (che nella foto è quella con il capo coperto).
Molti dei figli non sono ad Atchanvé, ma quasi tutti i bambini della foto sono i nipoti, figli dei figli... non sapeva dirmi quanti nipoti avesse, allora il figlio-maestro ha detto che me li avrebbe scritti...
E alcuni giorni dopo ho ricevuto questo “documento” (l’ho fotografato per “prova”)…

Una famiglia numerosa in un villaggio africano

Così possiamo vedere che le 5 mogli hanno dato 17 figli e i 17 figli hanno dato circa 46 nipoti... dico circa perché non so quanto sia attendibile... è facile che qualcuno sia stato dimenticato...
Ho chiesto al babbo di Dzodzjina se era felice della sua famiglia e mi ha sorriso e ha detto sì... 
E così ho lasciato questa allegra famiglia... Dzodzjina è rimasta in disparte, come sempre... è una bambina molto timida, ma anche educata.
Ha fatto tutta la cura, sono stati diligenti a venire agli appuntamenti al dispensario per fare le iniezioni e i controlli... e questo non è scontato qui, molti fuggono dal dispensario e non rispettano le cure.
E Dzodzjina si è anche molto impegnata a scuola, e alla fine dell’anno ha superato la composition finale ed è stata una delle più brave della sua classe.
Viene sempre a salutarmi quando mi incontra, ed io sono molto felice di vederla sorridente e non più con l’espressione sofferente di prima.
Provate ad immaginare di avere il mal d’orecchi per quattro anni... probabilmente non sapeva neanche più cosa vuol dire non averlo...
Ecco... solo una piccola storia, una tra tante... ma mi piaceva condividerla con voi, perché mi rendo conto che a volte è tutto molto troppo distante e lontano, e anche inverosimile... all’inizio mi sono un po’ arrabbiata con questi genitori, perché hanno aspettato tanto per curare la loro bambina, perché l’hanno mandata da sola al dispensario... ho provato rabbia perché può succedere qualcosa del genere... per questo ho desiderato andare a vedere e a toccare... 
Per me è una necessità scendere a piedi al villaggio, camminare tra le capanne, toccare e farmi toccare dai bambini... è necessario vivere in mezzo a tutto questo, solo così diventa un po’ comprensibile.. è tutto diverso, priorità, importanze, urgenze diverse...
Il mio rispetto e la mia ammirazione verso questa gente crescono ogni giorno, soprattutto verso le donne, per la vita che fanno, per la fatica, per il lavoro duro... sembrano tutte molto più vecchie di quello che sono... sono le condizioni di vita dure che le fanno vecchie.. 
Nonostante questo continuo a provare rabbia per quello che succede, continuo a non accettare che un bambino muoia, ne ho visti morire già troppi da quando sono qui... ma so di essere impotente davanti a tutto questo... non posso farci proprio niente... a volte non basta la conoscenza, il saper fare, la buona volontà... 
Ma a tutto questo è difficile abituarsi... ed io sono contenta di non abituarmi, di stupirmi ancora per una famiglia come quella di Dzodzjina o per il sorriso di un nonno di 46 nipoti o per una ciurma di bambini che mi corrono intorno...
E continuo ad andare e a portarvi con me.
A presto, 

Vania


2 commenti:

  1. Resta sempre più difficile stabilire il giusto rapporto del perchè al mondo esistono differenze come queste tra le persone. Se ci mettiamo a ragionarci sopra, la prima impressione è che tutto ciò non ci riguarda. Noi non ne abbiamo colpa!
    Forse qualcuno esprime solidarietà a parole o come va di moda adesso inviando denaro con un SMS, ma poi ognuno di noi rientra nel suo quotidiano e si dimentica di tutto.
    Le ingiustizie sociali non dipendono da noi, è colpa dei Governi che non hanno a cuore i propri cittadini, è colpa dell'ignoranza, dell'avidità dell'uomo della sua voglia di materiale, che lo allontana dalle necessità del suo prossimo.
    Credo però che se invece di riflettere si ascoltasse il cuore, comprenderemo che se nel mondo esistono le ingiustizie, la miseria, la disperazione, la solitudine, non sia per bontà Divina, ma per far si che l'uomo comprenda che nel mondo di cui sopra esistono persone che riescono ad essere felici apparentemente senza niente, ma liberi nel loro spirito.
    Un grazie a chi con dedizione della propria vita riesce a superare la barriera dell'indifferenza e si unisce ai sentimenti di chi gli vive accanto.

    RispondiElimina
  2. Resta sempre più difficile stabilire il giusto rapporto del perchè al mondo esistono differenze come queste tra le persone. Se ci mettiamo a ragionarci sopra, la prima impressione è che tutto ciò non ci riguarda. Noi non ne abbiamo colpa!
    Forse qualcuno esprime solidarietà a parole o come va di moda adesso inviando denaro con un SMS, ma poi ognuno di noi rientra nel suo quotidiano e si dimentica di tutto.
    Le ingiustizie sociali non dipendono da noi, è colpa dei Governi che non hanno a cuore i propri cittadini, è colpa dell'ignoranza, dell'avidità dell'uomo della sua voglia di materiale, che lo allontana dalle necessità del suo prossimo.
    Credo però che se invece di riflettere si ascoltasse il cuore, comprenderemo che se nel mondo esistono le ingiustizie, la miseria, la disperazione, la solitudine, non sia per bontà Divina, ma per far si che l'uomo comprenda che nel mondo di cui sopra esistono persone che riescono ad essere felici apparentemente senza niente, ma liberi nel loro spirito.
    Un grazie a chi con dedizione della propria vita riesce a superare la barriera dell'indifferenza e si unisce ai sentimenti di chi gli vive accanto.

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